Master in Valorizzazione del Patrimonio Culturale

Nelle edizioni precedenti del master gli iscritti hanno sviluppato Progetti di Valorizzazione che hanno interessato realtà eterogenee e hanno coinvolto enti locali e amministrazioni, divenute partner in un auspicata fase di realizzazione.

A.A. 2023/2024 | Tema “Arezzo. Dall’anfiteatro alla città: un’eredità che si rinnova”

Il progetto di valorizzazione dell’anfiteatro romano di Arezzo nasce dalla consapevolezza della complessità e della ricchezza di un sito archeologico pluristratificato, in cui si sovrappongono epoche, funzioni e identità storiche. L’anfiteatro, il monastero olivetano e l’attuale museo archeologico compongono un sistema culturale articolato, che richiede un approccio unitario e multilivello capace di riattivare il dialogo tra memoria e contemporaneità, tra spazio urbano e spazio simbolico. In risposta a questa sfida, è stato elaborato un masterplan integrato che si compone di dieci progetti, con l’obiettivo di restituire centralità e vitalità a questo complesso nel cuore della città. L’intento è quello di trasformare il sito in un polo di identità culturale e in un luogo aperto alla cittadinanza e ai visitatori, in grado di stimolare conoscenza, riflessione e appartenenza. Il piano di intervento si fonda su una strategia di ricucitura fisica e culturale del sito con il tessuto urbano e paesaggistico, attraverso la valorizzazione degli spazi aperti, la progettazione di una nuova infrastruttura paesaggistica e la ridefinizione dei margini di accesso. In particolare, i nuovi ingressi da via Margaritone, via Crispi e via Guadagnoli – quest’ultimo collegato al nuovo parco urbano “del Bastione di Santo Spirito” – permetteranno una fruizione più fluida, inclusiva e continua dell’intero complesso. Tra gli interventi principali spicca la riqualificazione dell’ambulacro sottostante al museo archeologico, che verrà trasformato in spazio espositivo multimediale grazie a tecnologie immersive come il video mapping. Un nuovo edificio, rispettoso delle altezze esistenti, accoglierà i visitatori e organizzerà i flussi tra esposizione permanente e mostre temporanee. L’allestimento museale sarà rinnovato e arricchito da sezioni tematiche dedicate alla vita monastica, alla ceramica d’uso quotidiano e alla storia del complesso, raccontata attraverso percorsi sensoriali, ricostruzioni digitali e laboratori didattici. Il museo diventa così un luogo esperienziale, dove l’archeologia si intreccia con la narrazione e l’interazione. Il paesaggio è pensato come elemento attivo della valorizzazione: attraverso percorsi distinti, materiali reversibili e una gestione consapevole della vegetazione, si intende ricostruire la relazione tra natura, architettura e stratificazione storica. L’intero intervento è orientato a promuovere l’accessibilità universale e il coinvolgimento del pubblico, secondo i principi dell’archeologia pubblica. Il masterplan si configura non solo come un progetto di tutela, ma come motore di rigenerazione culturale e urbana, capace di attivare dinamiche sociali, economiche e turistiche sostenibili. Attraverso una comunicazione integrata, il superamento della frattura tra museo e anfiteatro e la creazione di nuove reti territoriali, il complesso archeologico potrà tornare a essere un luogo vissuto e condiviso, custode del passato e generatore di identità per il futuro.


AEVA_storia di metamorfosi. Progetto di video mapping per gli ambulacri dell’anfiteatro romano di Arezzo
Viola Avossa

    Il progetto consiste in un’installazione di video mapping negli ambulacri dell’anfiteatro romano di Arezzo che saranno restaurati e valorizzati, per essere integrati nel percorso del Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate. L’anfiteatro di Arezzo nel corso dei secoli ha, da un lato, assorbito i mutamenti storici del territorio, dall’altro ne è stato fautore. Tale rapporto dialettico è catalizzato nello snodo architettonico degli ambulacri, su cui si innesta il monastero degli Olivetani, oggi museo archeologico. L’installazione di video mapping permette di avvalersi delle strutture murarie per accompagnare i visitatori nella lettura della stratigrafia del sito e guidarli nella ricostruzione dei mutamenti strutturali e funzionali che l’anfiteatro ha attraversato nel corso della sua storia. A tal fine saranno impiegate installazioni multimediali collocate in cinque sale degli ambulacri. La componente visiva consisterà in proiezioni immersive che avranno il ruolo di trasportare il visitatore nelle fasi storiche del sito che si sono susseguite nei secoli. La componente uditiva sosterrà la narrazione mediante il design sonoro e, soprattutto, il racconto delle vicende: lo script rende l’anfiteatro stesso narratore, facendo sì che possa rivolgersi direttamente ai visitatori, sollevandoli dal ruolo di spettatori e rendendoli parte attiva della storia. La scelta di questa soluzione comunicativa è stata guidata da una duplice necessità: da una parte venire incontro a pubblici sempre più eterogenei rendendo culturalmente accessibili i contenuti scientifici, dall’altra dotare i pubblici di strumenti metodologici che li rendano, in qualche misura, autonomi nel futuro approccio a manufatti pluristratificati.

Integrazione dell’offerta didattica del Museo Archeologico di Arezzo. Esperienze museali per un pubblico più ampio
Giorgia Camedda

    storicamente rilevanti, come la Fraternita dei Laici. Al centro della riflessione è stata posta l’importanza strategica dei dipartimenti didattici all’interno dei musei, intesi come unità operative fondamentali per favorire la democratizzazione della cultura, l’accessibilità cognitiva ed emotiva, e il coinvolgimento intergenerazionale. La progettazione ha voluto colmare una parziale lacuna nella programmazione museale attuale: l’assenza di esperienze educative dedicate al pubblico over 65, spesso escluso dalle proposte didattiche tradizionali. Per rispondere a questa esigenza, sono stati ideati percorsi educativi articolati in due fasi complementari: una prima di fruizione guidata all’interno del museo e una seconda, laboratoriale, finalizzata alla stimolazione sensoriale, manuale e mnemonica. L’obiettivo è stato quello di offrire un’esperienza immersiva che coinvolgesse tutti i sensi e attivasse ricordi, emozioni e connessioni personali con il patrimonio. Il lavoro si colloca pertanto nel quadro di una riflessione ampia e aggiornata sulla funzione sociale del museo contemporaneo, inteso non più solo come luogo di conservazione, ma come spazio attivo di produzione culturale, di inclusione e di relazione. In questa prospettiva, il Museo Archeologico di Arezzo e l’area dell’anfiteatro possono tornare ad essere motori di innovazione culturale e strumenti di rigenerazione urbana e sociale.

Riattivazione dei margini: da spazi in attesa a catalizzatori di opportunità
Sara Contino

    Il progetto coinvolge la riconfigurazione del parco posto ad “anello esterno”, quindi il margine dell’Anfiteatro, che si pone a una quota rialzata e su cui sono stati individuati gli ingressi che, come un invito, pongono in diretta connessione il visitatore che dello spazio urbano viene introdotto nello spazio archeologico, veicolandone la direzionalità. Il progetto individua percorsi che garantiscono l’accessibilità dello spazio aperto tramite l'inserimento di una rampa e superfici calpestabili (non impermeabili) che convergono verso il segno anulare in dislivello e di raccordo tra il piano del parco e quello dell’arena. I percorsi sono stati studiati al fine di consentire risolvere tutte le problematiche esistenti che oggi attanagliano la fruibilità dell’area che si pone come di risulta e priva di una qualità e/o funzionalità. Viene prevista anche una revisione del piano arboreo, arbustivo ed erbaceo esistente con l’introduzione di nuove alberature ad integrazione di quelle esistenti e la progettazione di matrici arbustive per aumentare il grado di biodiversità e varietà delle componenti. In questa revisione e nuova interpretazione dei margini tra archeologia e tessuto urbano è sorta la volontà di estendere il limite del lotto su cui insiste l’Anfiteatro, sfruttandone la connessione data dalla proposta di un terzo ingresso che dal “Giardino dei Monaci” conduce alle prossimità del Bastione S. Spirito, posto esternamente la cortina edilizia che cinge il sito archeologico. La funzione di questa area è quella di offrire alla città un nuovo parco, che ad oggi si presenta in una veste anonima, come spazio dedicato allo svago capace di diventare luogo di incontro e riferimento per la cittadinanza. Nella sua funzione di ricucitura, il Parco del Bastione di S. Spirito ha l’obiettivo di raccontare con una “linea del tempo” le fasi evolutive della città. Questo avviene mediante un sistema di comunicazione e arredo urbano che, sviluppandosi lungo un percorso lineare, termina in corrispondenza del padiglione temporaneo dedicato alla divulgazione del patrimonio digitalizzato delle schede dell'archeologo Gian Francesco Gamurrini. Così che queste ultime possano diventare parte del patrimonio fruibile dai cittadini e dagli utenti del parco, uscendo dai limiti fisici del museo dove oggi sono conservate.

La valorizzazione degli ambulacri
Valentina De Giorgi

    Il progetto si concentra sulla valorizzazione dell’ambulacro dell’anfiteatro, attualmente non incluso nel percorso espositivo e utilizzato come deposito o camerino per eventi. L’obiettivo principale del progetto è reintegrare questo spazio nel percorso museale, esaltandone il valore storico e architettonico attraverso un approccio che coniuga conservazione, riqualificazione e fruizione interattiva. Uno degli interventi chiave consiste nel ripensamento dell’accesso al museo, ribaltando l’attuale configurazione per porre l’ambulacro al centro dell’esperienza di visita. Il nuovo ingresso guiderà i visitatori attraverso un percorso immersivo che, partendo dall’ambulacro, li accompagnerà alla scoperta delle trasformazioni dell’anfiteatro romano nel corso del tempo. Nell’ambito di questa riconfigurazione, il progetto prevede la realizzazione di un nuovo volume architettonico destinato a biglietteria, foyer e servizi, progettato in armonia con il contesto archeologico, mediante l’impiego di materiali e soluzioni costruttive compatibili. Inoltre, verrà creato un collegamento con il Parco di Santo Spirito per rafforzare la relazione tra il Museo e il tessuto urbano. Dal punto di vista museografico, l’ambulacro sarà trasformato in una galleria espositiva arricchita da installazioni multimediali, proiezioni interattive e un sistema di illuminazione integrata, finalizzati a enfatizzare la spazialità del luogo, rendendo più coinvolgente la narrazione storica. Il progetto propone tre percorsi museali distinti: uno dedicato all’ambulacro con sale immersive, uno per le esposizioni temporanee e uno per la collezione permanente. L’intervento include anche il restauro delle superfici murarie, con operazioni mirate alla conservazione dei paramenti. Dal punto di vista tecnico, sarà adottato un sistema di pavimentazione sopraelevata e completamente reversibile, composto da pannelli modulari in vetro e gres porcellanato, che consentirà di integrare gli impianti senza interferire con le strutture archeologiche preesistenti. Infine, un’analisi costi-benefici accompagnerà il progetto per valutare la sostenibilità economica dell’intervento ed il potenziale incremento della fruizione pubblica. Attraverso queste strategie, la valorizzazione dell’ambulacro non solo consentirà di riscoprire un’area di grande valore storico, ma contribuirà a rafforzare il ruolo del Museo come fulcro culturale della città, migliorandone l’accessibilità e l’integrazione urbana.

Accessibilità e percorsi botanici
Maria Garofalo

    Un progetto di paesaggio, declinato nelle sue componenti architettoniche, naturalistiche e di comunicazione, valorizza gli spazi aperti storici della cavea e dell’arena con interventi di matrice ambientale che restituiscono il rapporto tra le emergenze archeologiche e vegetazione, promuovendo la cultura dell’accessibilità e delle pari opportunità sociali. In particolare, un sistema di percorsi distinti ed identificabili da materiali e tessiture differenti, rispondenti a criteri di compatibilità ambientale e reversibilità nel rispetto del sito archeologico che li ospita, guida il visitatore dai nuovi ingressi attraverso quelli che furono gli ambienti dell’Anfiteatro prima, e gli orti del Monastero Olivetano dopo, offrendogli la possibilità di una fruizione diversificata dell’intero complesso. Il progetto prevede dei percorsi tecnologicamente integrati con sensori passivi (a forma di pioli o dischi), installati nel pacchetto della pavimentazione e al di sotto di questa, che consentono anche a non vedenti ed ipovedenti una fruizione culturale della cavea e dell’arena in autonomia, muovendosi in confort e sicurezza. I sensori fungono infatti da incubatori di informazioni e vengono intercettati da un bastone elettronico lungo il percorso orientato, in prossimità dei bordi. Il segnale così rilevato viene inviato via bluetooth all’auricolare o allo smartphone/tablet dell’utilizzatore, fornendo vocalmente tutte le informazioni precedentemente mappate (orientamento, notizie sugli scavi archeologici e sull’ambiente circostante, ecc.). Il progetto prevede inoltre la gestione della vegetazione ruderale presente, nell’ottica della tutela del monumento storico e della biodiversità ospitata dal sito, attraverso la conoscenza della compatibilità strutturale di quest’ultima individuata mediante l’Indice di Pericolosità della botanica A. Signorini (1996), in base a cui è possibile orientare gli interventi di manutenzione da effettuarsi per la conservazione attiva del paesaggio presente. Si tratta di una modalità che testimonia in maniera innovativa le potenzialità di una gestione attenta e studiata della vegetazione spontanea, salvaguardando e valorizzando anche la flora locale con un’apertura all’agronomia ed alla partecipazione comunitaria ancora poco diffusa nell’intervento archeologico.

Un progetto digitale di riqualificazione per l’Anfiteatro romano e il Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate”. “Il monastero abitato”. I luoghi del quotidiano del monastero di S. Bernardo di Arezzo
Francesca Giuntini

    La prima parte del progetto ha lo scopo, grazie a dati desumibili da fonti bibliografiche, archivistiche ed iconografiche di ricostruire la complessa e ormai dimenticata storia del monastero di S. Bernardo di Arezzo. La sua attuale configurazione, infatti, è il risultato di tante trasformazioni, demolizioni, adattamenti che lo hanno reso, nel tempo, uno spazio plasmabile e casa non solo dei monaci olivetani. Questa imprescindibile prima fase di raccolta e studio, che ha comportato, una serie di operazioni svolte sia in sede (sopralluoghi) che sul territorio, ha rappresentato l’ossatura in grado di comporre il bagaglio di conoscenza e il materiale di supporto storico utile non solo per questo progetto ma anche per quelli delle compagne. Tale lavoro di ricerca si propone, quindi, di riconsiderare la storia del monastero di S. Bernardo di Arezzo nel suo complesso, allo scopo di fornirne uno studio ragionato e critico che, sulla base di dati attendibili, sia in grado, per quanto possibile, di mettere ordine tra i contributi frammentari presenti sull’argomento, e che, alla luce di nuovi dati, emersi nel corso delle indagini, possa offrire un apporto concreto e sostanzioso alla conoscenza di questo edificio. Una conoscenza che, nella seconda fase, sarà messa a disposizione dei visitatori grazie al nuovo percorso multimediale, introdotto da un video e realizzato grazie alle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale. Inspiegabilmente, infatti, la sua affascinante storia e quella dei suoi ambienti è rimasta sempre un po’ in ombra, non ricevendo l’attenzione che avrebbe meritato e che merita. Questi studi, anche per la loro frammentarietà, non sono stati in grado di fornire un’analisi globale del monastero e, dunque, una sua completa ricostruzione storico-architettonica. Di fatto, però, fino ad oggi, mancava per S. Bernardo uno studio che fosse frutto innanzitutto di sistematiche esplorazioni archivistiche, e che cercasse di ricostruire, sulla base di nuove informazioni, e su una valutazione meditata e oggettiva di notizie già edite o tramandateci nei secoli, la sua possibile topografia. Attraverso questo lavoro, S. Bernardo avrà, quindi, la possibilità di raccontare sé stesso per riaffermare il suo immenso valore storico e culturale a tutta la comunità.

Frammenti di vita monastica: ceramiche dal complesso olivetano di San Bernardo ad Arezzo
Elisa Roatta

    Il progetto si propone la finalità di introdurre all’interno del percorso museale l’evocazione di una fase di vita del monastero olivetano di San Bernardo valorizzando i frammenti di alcune delle ceramiche d’uso quotidiano che, tra Quattrocento e Cinquecento, hanno accompagnato le giornate della comunità sui tavoli del refettorio e nelle cucine. Il percorso di visita risulterà quindi arricchito grazie alla predisposizione di due nuove unità espositive dedicate a questo nucleo di manufatti. Inoltre, secondo l’approccio metodologico proprio dell’Archeologia pubblica, che mette al centro di ogni intervento la conoscenza non a priori ma progressiva dei pubblici di riferimento, la progettazione museologica sarà affiancata dalla proposta di alcuni strumenti per il coinvolgimento e lo studio dei visitatori. Il tipo di approccio suggerito per questo piccolo nucleo delle collezioni del Museo Archeologico G. C. Mecenate intende pertanto proporsi come esemplificativo di alcune delle principali azioni che possono essere integrate nell’ambito di nuovi progetti museologici e di comunicazione per esposizioni permanenti.

Nuove possibilità di esperienza per spazi riscoperti
Caterina Rossi

    Il progetto relativo agli aspetti di fruizione ha come focus le opportunità di esperienza all’interno uno spazio che, grazie al progetto condiviso, avrà la connotazione di un luogo pubblico, a disposizione della comunità e in grado di rappresentare un punto di riferimento per la stessa. Si inserisce nel contesto della riqualificazione degli spazi aperti dell’Anfiteatro attraverso due fasi di intervento. La prima consiste in un’analisi dell’utenza attuale e potenziale del sito: una ricerca bibliografica e statistica a cui si aggiunge un approfondimento su cinque casi studio che presentano punti di contatto con l’Anfiteatro. L’obiettivo di questa ricerca è creare una base di consapevolezza per le decisioni progettuali conseguenti, e di supporto alla tesi che la restituzione dell’Anfiteatro alla comunità locale, attraverso l’apertura dello stesso e l’eliminazione delle barriere fisiche e percettive che rendono il sito isolato dal suo intorno urbano e culturale, sarebbe di beneficio per l’intera città. La seconda fase si incentra invece sulle nuove possibilità di fruizione dello spazio “liberato”, e offre pertanto due esiti progettuali: il primo, il Giardino dei Monaci, è un orto botanico di ispirazione medievale che reinterpreta uno spazio e una fase di vita del complesso dimenticati. Il secondo, l’Archivio Gamurrini è l’evocazione dello studio del grande archeologo aretino attraverso soluzioni tecnologiche volte alla divulgazione di suoi scritti, fotografie e lettere recentemente digitalizzati, assicurando così una nuova dimensione di esperienza che supera i confini del Museo entrando nello spazio pubblico cittadino.

Comunicazione Visiva. Strategie grafiche per la fruizione e promozione culturale
Chiara Secchi

    Il progetto nasce dalla necessità di potenziare la comunicazione e l’apparato informativo del museo. Le criticità riscontrate nell’attuale assetto riguardano accoglienza, orientamento e mediazione culturale, con particolare impatto sui visitatori non specialisti. Le principali problematiche possono essere riassunte in: assenza di materiali introduttivi (brochure, dépliant); segnaletica interna inadeguata, assenza di mappe o indicazioni di percorso; numerazione delle sale disordinata e priva di logica narrativa; mancanza di strumenti di approfondimento al termine della visita; scarso collegamento tra il museo e l’Anfiteatro romano, poco valorizzato. Tali carenze evidenziano una narrazione frammentaria e una comunicazione debole, richiedendo un intervento strutturato che ridefinisca l’identità del museo e il suo dialogo con i diversi pubblici.

Un nuovo allestimento per il museo archeologico Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo
Monica Viti

    L’intento del progetto è quello di richiamare alla memoria la configurazione più verosimile degli ambienti interni del monastero, ricostruita sulla base delle fonti storiche, delle analisi architettoniche e dei riscontri materiali ancora presenti. Si cerca, in particolare, di ricostruire idealmente gli spazi destinati alla vita monastica – come il chiostro, il refettorio, il dormitorio e le celle – restituendo al pubblico una visione coerente e suggestiva di ciò che il complesso doveva essere in origine. Attraverso un approccio multidisciplinare e un’attenta rilettura del costruito il progetto si propone non solo di valorizzare la memoria storica del sito, ma anche di rendere percepibile l’identità perduta di uno degli edifici religiosi più significativi del territorio. L’intervento si concentrerà inizialmente su due ambienti selezionati, che saranno configurati come “sale tipo”. Questi spazi pilota non rappresentano semplici ambienti isolati, ma costituiscono modelli sperimentali di riferimento, pensati per definire un linguaggio espositivo replicabile e scalabile, in grado di essere esteso coerentemente agli altri ambienti e ai diversi livelli del monastero. L’obiettivo primario è la costruzione di un sistema espositivo organico, flessibile e modulare, capace di mantenere omogeneità estetica e funzionale, pur adattandosi alle specificità architettoniche e narrative dei diversi contesti museali. Si tratta dunque di un approccio metodologico che mira a coniugare qualità, coerenza e adattabilità nella valorizzazione dei reperti, ponendo al centro l’esperienza del visitatore e la fruibilità del patrimonio.

A.A. 2022/2023 | Tema “L’anfiteatro di Arezzo”

Riconoscere l’anfiteatro. Soluzioni paesaggistiche per la riqualificazione del sito archeologico
Linda Anichini

    Il progetto si prefissa l’obiettivo di far riconoscere l’anfiteatro di Arezzo, attraverso una serie di interventi che mirano a evidenziare e definire nuovamente i rapporti spaziali propri dell’anfiteatro.
    Il concept è guidato da due scelte progettuali fondamentali. In primis ristabilire a livello plani-altimetrico i rapporti tra anfiteatro e spazio circostante. L’intenzione è quella di distinguerli nettamente, andando a evidenziare i limiti dell’anfiteatro e riproducendo i percorsi orizzontali insiti nell’architettura stessa. L’altra azione fondamentale sta nel rievocare i rapporti spaziali dell’anfiteatro. La strategia utilizzata per rimarcare i rapporti tra pieni e vuoti, ad oggi di difficile lettura, è quella di operare attraverso una progettazione della componente vegetale che dialoga direttamente con il bene. Le specie utilizzate per i nuovi impianti saranno coerenti con l’epoca di costruzione dell’anfiteatro stesso e rintracciabili nella medesima epoca sia a livello iconografico che bibliografico.
    L’azione progettuale si concretizza nella definizione di un parco archeologico in cui la componente vegetale dialoga attivamente con l’anfiteatro, rendendo questo spazio un locus amoenus ove passeggiare diventa un atto di conoscenza.

Centro Studi “L’Anfiteatro”. Valorizzazione attraverso la conoscenza
Tosca Bertini

    Se il patrimonio culturale è un prodotto sociale, i processi di valorizzazione trovano senso nel rapporto tra la collettività e il patrimonio, in una dinamica di reciproca intellegibilità. Questo è uno degli obiettivi del progetto proposto: un’organizzazione, denominata Centro Studi, che si occupa di formare una concreta base conoscitiva del bene, dove siano sistematizzate, verificate e interpretate tutte le fonti a disposizione, dirette e indirette. Le parti stratificate del complesso in esame possono ritrovare una connessione tramite l’analisi conoscitiva degli elementi storico artistici e architettonici che lo compongono, in un processo volto a restituire la comprensibilità del monumento. Questo perché si ritiene che, per ristabilire un rapporto di partecipazione inclusiva, la conoscenza sia requisito indispensabile al fine di ricostruire una solida connessione con la comunità, per stimolare la sua auto-consapevolezza e il suo sviluppo cognitivo verso il proprio ambiente. Nel ricercare un modo per rispondere alle necessità evidenziate si è scelto di istituzionalizzare le attività di analisi conoscitive attraverso l’organizzazione di un dipartimento interno al Museo; la sua natura giuridica è stata individuata in quella di una Fondazione in grado di offrire un’organizzazione coesa per consentire lo sviluppo di progetti a medio e lungo termine secondo le seguenti sezioni: analisi, raccolta dati, restauro, progetti di ricerca e divulgazione. Le scelte effettuate intendono definire una riflessione sulle possibilità di valorizzazione attraverso i mezzi a disposizione. In questo caso la conoscenza ha il fine di stabilire un legame tra il sito e la comunità attraverso l’esperienza di percezione del monumento; al contempo le reti istituzionali sono in grado di attivare progetti di ricerca efficaci al migliorare le qualità del luogo.

Anfiteatro di Arezzo: un viaggio nel tempo con il Videomapping
Francesca Bonato

    Il progetto “L’Anfiteatro di Arezzo: un viaggio nel tempo” propone di valorizzare questo importante sito archeologico attraverso l’utilizzo di innovative tecnologie di proiezione. L’obiettivo è di creare un’esperienza immersiva e coinvolgente per il pubblico, che permetta di conoscere la storia e l’architettura dell’Anfiteatro in modo nuovo e accattivante. Il progetto si articola in diverse fasi:
    - Ricerca e analisi: approfondimento della storia e dell’architettura dell’Anfiteatro, del suo contesto urbano e del suo valore storico-culturale.
    - Sviluppo del videomapping: creazione di un contenuto multimediale originale che integri immagini, video, musica e narrazione per raccontare la storia dell’Anfiteatro.
    - Realizzazione tecnica: installazione delle tecnologie di proiezione e allestimento dell’area di fruizione.
    - Promozione e comunicazione: definizione di una strategia di comunicazione per far conoscere il progetto al pubblico e attirare visitatori.
    Il progetto si rivolge a un pubblico ampio e diversificato, dagli appassionati di storia e archeologia alle famiglie con bambini. L’utilizzo del videomapping, una tecnologia accessibile e coinvolgente, permetterà di raggiungere anche persone che non hanno familiarità con la storia antica.
    Il progetto “L’Anfiteatro di Arezzo: un viaggio nel tempo con il videomapping” si propone di:
    - Valorizzare un importante bene culturale italiano.
    - Promuovere la conoscenza della storia e dell’archeologia.
    - Attrarre nuovi flussi turistici ad Arezzo.
    - Sviluppare un modello innovativo di fruizione del patrimonio culturale.
    Il progetto è in linea con le politiche di sviluppo del turismo culturale sostenibile e con la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. La sua realizzazione contribuirà ad aumentare la visibilità dell’Anfiteatro di Arezzo e a renderlo un luogo ancora più attrattivo per i visitatori.

Anfiteatro Aperto. Un progetto di valorizzazio¬ne per il parco archeologico del Museo G. C. Mecenate di Arezzo
Lucilla Corbi

    C’è qualcosa, nell’anfiteatro aretino, che lo rende diverso dai suoi simili; non soltanto perché su una sua parte è stato costruito un monastero che oggi ospita il museo Archeologico Cilnio Mecenate, ma perché il suo destino è rimasto so-speso per così tanto tempo che oggi appare più legato al parco che lo circonda – che ha avuto negli anni lo scopo di “di-fenderlo” - che alla città. Il progetto si propone, nel rispetto dei palinsesti presenti nel complesso (non solo nel costruito, ma anche nella terra), di trasformare una serie di aspetti che compromettono la percezione delle diverse relazioni che l’anfiteatro ha instaurato con ciò che lo circonda in caratteri valorizzanti e tipici. Gli interventi riguardano la siste¬mazione dello spazio circostante l’arena, rendendo quest’ultima accessibile a tutti e pronta per accogliere la vita de¬gli abitanti di Arezzo.

Il selciato della storia. Un percorso attraverso gli avvenimenti dell’anfiteatro romano di Arezzo
Gabriele De Vuono

    Il progetto di valorizzazione mira a migliorare l’esperienza dei visitatori del Giardino dell’Anfiteatro, un sito di notevole importanza storico-archeologica nel tessuto urbano di Arezzo. Il progetto prevede la creazione di un percorso pavimentato in pietra che abbraccia l’area archeologica, guidato da una time line anch’essa realizzata in pietra, la quale ripercorre i principali eventi storici che hanno caratterizzato questo luogo nel corso dei secoli. La time line è concepita come una linea guida, arricchita da elementi di rilievo in corten che mettono in evidenza particolari storici. Questi elementi consistono in vasche integrate nella pavimentazione, dalle quali emergono iscrizioni che descrivono gli eventi legati all’anfiteatro. Le lettere emergono dalla sabbia di fondo, richiamando l’immagine di reperti archeologici affioranti, e si ispirano ai sigilli bronzei utilizzati nell’antica Roma. Le vasche, grazie alla loro flessibilità, consentono la modifica delle iscrizioni per adattarsi a eventi specifici o esigenze diverse. Attraverso la time line, si intende narrare la storia millenaria del luogo, individuando 12 eventi chiave che ne hanno plasmato l’identità nel tempo. Il cuore del progetto è la time line, che non solo guida il percorso dei visitatori ma, attraverso la pavimentazione, orienta i passi mediante segni direzionali. La pavimentazione, studiata per interagire con l’utente, offre un racconto sensoriale del percorso, invitando i visitatori ad osservare, fermarsi, leggere e procedere lungo il tragitto. In aggiunta alla time line e al percorso, sono previste cinque aree espositive che costituiscono un museo diffuso nel giardino. Queste aree, posizionate strategicamente, offrono una varietà di possibilità espositive e sono progettate per adattarsi a diverse esigenze. Un terzo intervento si concentra sulla zona meridionale del parco, caratterizzata da variazioni di quota dovute a scavi archeologici. Qui, sono previste tre gradinate in pietra e corten, ispirate agli anfiteatri romani costruiti su declivi naturali, offrendo un omaggio simbolico e un ambiente di riposo finale per i visitatori. Altri interventi minori riguardano la rimozione di ostacoli interni, come cancellate e muri, per migliorare l’accessibilità e offrire nuove prospettive visive sull’anfiteatro.

Arezzo Romana. Itinerario urbano sulle tracce di Arretium e nuove tecnologie per la valorizzazione dell’Anfiteatro romano
Manuela Pileri

    Il progetto “Arezzo romana” ha l’obiettivo principale di valorizzare l’Anfiteatro di Arezzo promuovendone la conoscenza attraverso la creazione di un itinerario archeologico dedicato all’età romana e mediante l’uso di nuove tecnologie per un’accessibilità ampiamente inclusiva. Le preesistenze di età romana visibili nel centro storico saranno segnalate dalla presenza di pannelli informativi, comprensibili anche ad un pubblico ipovedente. Nei pannelli saranno inserite informazioni relative alle aree archeologiche corredate da fotografie e vi sarà posizionato un QrCode che permetterà di accedere rapidamente ad una app e al sito web di Arezzo romana, per approfondire i contenuti didattici. Inoltre, in punti strategici di accesso al centro storico della città saranno posizionati dei pannelli con la mappa dell’itinerario archeologico di Arezzo romana. L’itinerario urbano, oltre a svelare le tracce dell’antica Arretium, rappresenterà un collegamento culturale tra l’Anfiteatro e il centro storico. La conoscenza della storia romana della città sarà ulteriormente promossa all’interno del Museo Archeologico G. C. Mecenate attraverso l’installazione di una mappa interattiva, da esplorare su un tavolo multimediale touch screen e fruibile anche in versione tattile per i non vedenti. Tale tecnologia permetterà ai visitatori di avere una visione completa della struttura urbana di Arretium, agevolando l’attività didattica e rendendo la visita più attrattiva. Per un’esperienza di visita ancora più coinvolgente si propone inoltre di includere nel percorso un virtual tour in realtà aumentata dell’Anfiteatro, fruibile esclusivamente all’interno del Museo Archeologico e dell’area dell’Anfiteatro. L’impiego delle moderne tecnologie multimediali, in linea con i criteri della progettazione universale, potrà migliorare le condizioni di accessibilità e fruizione, attraendo e includendo quindi un target più ampio di visitatori.

Valorizzazione dell’anfiteatro romano di Arezzo. Un’ipotesi per una nuova accessibilità e fruizione pubblica inclusive
Marta Stacchini

    Il progetto affronta il tema dell’accessibilità dei beni culturali. In particolare, l’intento è quello di valorizzare l’anfiteatro di Arezzo all’interno della città, mediante un intervento che ne migliori la fruizione pubblica inclusiva. Si tratta di proporre un intervento contemporaneo in un contesto pluristratificato, sviluppando al contempo consapevolezza circa il valore identitario che esso assume all’interno della città, sia per i cittadini sia per i turisti e gli avventori della città in genere: il progetto di valorizzazione diviene quindi conoscenza, consapevole fruizione di uno spazio, coscienza identitaria, con la consapevolezza che rendere il più fruibile possibile il patrimonio culturale diventa un’azione fondamentale per la crescita di un territorio. Con il termine accessibilità si intende un concetto complesso e variegato, declinabile secondo più modalità ed interpretazioni. Nel senso generale indica la capacità di un soggetto di poter fruire facilmente ed in autonomia di un bene. Le possibilità di accesso sono riferite oggigiorno ad una pluralità di condizioni che riguardano requisiti fisici, ma anche sensoriali e, ancora, cognitivi, oltreché aspetti economici o culturali. Tali condizioni, laddove non permettono la fruizione piena di un bene, possono far sentire ancora più fragile la persona che non si trova nella situazione di godimento. Significativa è l’evoluzione storica e concettuale che ha determinato una svolta culturale importante: non solo persone con disabilità, ma persone con esigenze specifiche. È un focus specifico sul tema del turismo accessibile che consente di comprendere meglio come il tema possa interessare a 360° e come l’intervento proposto possa inserirsi nella realtà aretina. La risoluzione delle barriere tangibili e intangibili che ostacolano l’accessibilità ha una dimensione etica e socioculturale, interessa l’intera comunità e si configura come un processo collettivo di crescita e non come un mero problema tecnico e settoriale da risolvere. In quest’ottica assumono grande rilievo le idee fondanti del progetto: da una parte quelle di favorire la conoscenza del bene all’interno dell’unità paesaggistica costituita da museo, area archeologica e giardino dell’anfiteatro, dall’altra quella di sviluppare un progetto che favorisca la fruizione del bene culturale, anche a soggetti portatori di disabilità o con esigenze specifiche. Il tutto al fine di promuovere una cultura inclusiva, e dove lo spazio pubblico è messo al servizio dell’utenza, anche attraverso la creazione di sistemi e strutture incentrati sull’utente. Anche gli spazi pubblici caratterizzati da elevata qualità, possono così “contribuire alla salute, alla felicità e al benessere delle persone”. La sfida è quella di trovare il giusto equilibrio tra intervento di valorizzazione e tutela del bene, attraverso una serie di azioni ed interventi capaci di far emergere il vero protagonista: l’anfiteatro. Da ambito di passaggio, il giardino connotato da elevata qualità diviene anticamera al museo, in cui poter sostare e al contempo conoscere la storia e le caratteristiche stratificate del complesso del parco archeologico. Nuovi percorsi permettono a tutti l’accesso anche all’area archeologica.

A.A. 2020/2021 | Tema "Arezzo romana"

Il ruolo delle nuove tecnologie nella valorizzazione dell'anfiteatro romano di Arezzo
Giulia Bloise

    Le applicazioni della tecnologia AR (Augmented Reality) al patrimonio storico-artistico e archeologico rientrano in una generale tendenza all’innovazione delle modalità di comunicazione e di fruizione dei beni culturali e alla loro progressiva digitalizzazione. Il progetto propone lo sviluppo di un prototipo di applicazione di realtà aumentata appositamente studiato per l’anfiteatro romano di Arezzo e utilizzabile tramite i comuni dispositivi mobili (smartphone e tablet) grazie ad una tecnologia che è in grado di far immergere il visitatore nell’atmosfera degli scontri tra gladiatori ai tempi dell’antica Roma, sullo sfondo di una ricostruzione quanto più verosimile dell’anfiteatro aretino, che il visitatore può osservare nella sua interezza e complessità. Oltre alla suddetta tipologia di soggetti, si prevede la riproduzione di scene relative al rinvenimento dei beni archeologici all’interno dell’area: tali contenuti si collocherebbero in una sezione diversa rispetto alla prima – caratterizzata dalla presenza dei gladiatori –, offrendo al visitatore la possibilità di navigare attraverso periodi storici differenti. Le scene virtuali, illustranti sia alla storia degli scavi novecenteschi che i rinvenimenti più recenti, consentirebbero inoltre di visualizzare in realtà aumentata i modelli 3D dei reperti ritrovati all’interno dell’arena e di accedere, in collegamento con uno specifico database, alla relativa scheda di catalogo dotata di indicazione di posizionamento all’interno delle sale del museo archeologico e di descrizione approfondita corredata da sintesi vocale. Grazie all’elaborazione di nuovi strumenti per la visita in stretta relazione con il contesto specifico e ad un apposito piano promozionale, il seguente progetto si prefigge di riportare l’anfiteatro di Arezzo e la sua identità romana al centro del panorama dell’offerta culturale della città.

Tirocinio eseguito presso: Laboratorio LXR | DIDA


Accedere a nuovi sguardi. La valorizzazione delle opere romane all'interno del Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo
Deborah Bosa

    Il Progetto ha come obiettivo la valorizzazione degli oggetti romani presenti all’interno del Museo Archeologico Cilnio Mecenate di Arezzo e del suo anfiteatro. Il “Museo” oggi si presenta come un sistema complesso e di difficile decifrazione il cui significato si identifica ancora per molti come un contenitore di oggetti del passato. Il Museo è sì un luogo di raccolta e di conservazione dell’archeologia e della storia dell’arte, ma deve anche essere un luogo accessibile a tutti i suoi fruitori. Un luogo in cui la cultura e la storia si possano fondere insieme, attraverso un dialogo costante. Il sistema museo è infatti colui che contribuisce alla conoscenza della storia nazionale e dell’identità di un luogo, fornendo una irripetibile testimonianza del passato. Proprio per questi motivi e per l’importanza che ha il museo all’interno del tessuto cittadino, con il progetto “Accedere a Nuovi Sguardi”, si vuole valorizzare l’identità romana presente nel territorio aretino. La romanità è visibile oggi sia all’esterno, ossia nell’anfiteatro, che all’interno, più precisamente nel Museo Mecenate nelle sale romane. Il museo e l’anfiteatro sono strettamente collegati alla città di Arezzo, poiché devono essere individuati come dei testimoni di un passato glorioso. Il progetto si propone di valorizzare e di conservare l’identità romana di Aretium, attraverso delle strategie che prevedono un ripensamento delle sale museali – idea di un percorso romano ben definito e soprattutto ben collegato tematicamente –, l’uso della tecnologia per valorizzare gli oggetti romani, la comunicazione interna ed esterna per coinvolgere turisti e cittadini a visitare il Museo con le sue collezioni e l’anfiteatro, connessioni con l’anfiteatro, ossia il ricollocamento degli oggetti romani nello spazio esterno e infine l’impego del marketing territoriale come beneficio per tutta la cittadinanza. La cultura e il suo patrimonio necessitano oggi di innovazione, rispetto e soprattutto di valorizzazione. Il seguente progetto ha l’obiettivo di rendere l’anfiteatro e il Museo Mecenate luoghi centrali della cultura aretina e di far rivivere al fruitore l’Arezzo romana. Il progetto “Accedere a nuovi sguardi” vuole essere una strategia vincente per la nuova offerta culturale della città di Arezzo.

Tirocinio eseguito presso: Communicationlab | DIDA


Il laboratorio teatrale "Eredu". Un percorso di valorizzazione dell'anfiteatro romano di Arezzo
Serena Calaresu

    Il progetto Eredu – il cui titolo rimanda a due parole chiave, ossia “eredità” e “educazione” – è un laboratorio teatrale che adotta le metodologie del teatro sociale come strumento di valorizzazione dell’anfiteatro romano di Arezzo, parte del complesso del Museo archeologico nazionale Gaio Cilnio Mecenate. Infatti, il bene culturale in questione si presenta come una struttura resiliente ma silente, invisibile pur essendo in centro città. Obiettivo del progetto è, infatti, far tornare l’anfiteatro a essere un luogo vivo e vissuto dalla comunità aretina, un nuovo polo culturale della Toscana. Il laboratorio, dalla durata di sei mesi, coinvolge giovani che frequentano le scuole secondarie di II grado ad Arezzo in un progetto extracurriculare. Ogni edizione di Eredu parte da un taglio diverso sull’anfiteatro, quindi, focalizza l’attenzione ogni anno su uno dei molti aspetti e tematiche che esso ci offre. I partecipanti in questione sono chiamati a svolgere esercizi per riappropriarsi dello spazio anfiteatrale, a studiarlo e a “dialogarci” per arrivare a scrivere una sceneggiatura originale basata sulla tematica in corso. Dando nuovi significati all’anfiteatro, si creano i presupposti per un riavvicinamento all’anfiteatro da parte della comunità contemporanea, chiamata ad essere parte attiva in tutto il percorso del laboratorio. Infine, il testo teatrale contemporaneo si confronta con quello della tradizione proprio nello spazio dell’anfiteatro: durante lo spettacolo, il pubblico verrà coinvolto con strategie diverse pensate dai partecipenti. Il laboratorio, infatti, è strutturato come un percorso da sviluppare insieme ai suoi cittadini, partecipanti e spettatori al fine di far tornare l’anfiteatro un centro in cui tutta la comunità gravita per dialogare, conoscere le proprie radici identitarie e confrontarsi.

Tirocinio eseguito presso: Fondazione Fabbrica Europa (FI)


Tra cultura e sport. Ipotesi di un circuito podistico tra le aree archeologiche di Arezzo
Pierfrancesco Giancane

    Il principale motivo della fama di Arezzo si deve attribuire alla sua storia millenaria, le cui testimonianze sono tangibili ancora oggi tanto nei reperti custoditi dai maggiori musei della città, quanto nei monumenti ed edifici storici incastonati nel tessuto urbano. In un contesto così ricco di reperti storico-archeologici, il presente contributo tenta di valorizzare la componente culturale in una visione progettuale multiscalare, con particolare attenzione alla dimensione urbana. L’amministrazione di Arezzo, oltre alla costante valorizzazione del patrimonio culturale, da sempre promuove anche l’attività sportiva e il benessere psico-fisico, tanto da renderle delle mission a favore della cittadinanza. L'attenzione rivolta a queste problematiche ha permesso alla città toscana di diventare membro del programma Healthy Cities (Città Sane), istituito e promulgato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La presente tesi ha l’obiettivo di prefigurare un Circuito Podistico con finalità di Corridoio Archeologico Urbano per la città di Arezzo, con il duplice fine di connettere tra loro le principali aree di scavo di chiara datazione romana e di mettere in risalto la romanitas aretina. Inoltre, attraverso il sistema di mobilità sostenibile e il recupero dei maggiori parchi urbani, è possibile creare una relazione biunivoca tra l’attività sportiva e le importanti preesistenze storiche. In tal modo, si potrà avviare un’esperienza virtuosa basata tanto sulla valorizzazione dei beni – tra i quali l’Anfiteatro assume il ruolo di ‘cerniera’ tra la zona intramoenia e quella extramoenia del circuito e del processo di riconnessione – , quanto sul rafforzamento del genius loci. Finalità della progettualità è non solo quella di incentivare lo svolgimento dell’attività fisica, ma anche di fruire del patrimonio storico-archeologico della città in modo coinvolgente ed ecosostenibile.

Tirocinio eseguito presso: Archeologia Ricerca Valorizzazione s.r.l. (LE)


VisitARRETIUM. Un progetto di valorizzazione dell'identità romana della città di Arezzo tra Archeologia e Realtà Mista
Alessandro Masetti

    Il progetto di ricerca VisitARRETIUM propone la realizzazione di un dispositivo di narrazione multimediale per il Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo che attraverso la realtà mista (MR), intende restituire l’insieme delle relazioni tra i reperti archeologici di epoca romana della collezione museale e i loro siti di provenienza, dislocati all’interno del centro storico dell’antica città di Arretium. Il progetto di ricerca si realizza attraverso la composizione di una serie di prodotti finiti afferenti a due filoni tematici: da un lato la possibilità di agevolare l’accesso, la consultazione e la fruizione open access della Documentazione tecnico-scientifica, conservata presso gli enti preposti per la tutela del patrimonio archeologico, archivistico, architettonico, storico-artistico e paesaggistico dell’ambito aretino; dall’altro, la necessità di innovare le modalità di visita e fruizione dei beni esposti e conservati all’interno del museo grazie ad un approccio esperienziale improntato all’Edutainment. La serie di prodotti comprende: un database digitale open access con geo-referenziazione (GIS) che faciliti la comprensione e la tutela del patrimonio archeologico aretino di epoca romana; un modello architettonico tattile aumentato che attraverso l’introduzione di tecnologie NFC e leap motion permetta di scoprire la Arezzo romana con componenti di animazione e gaming; una App dedicata che permetta di accedere a contenuti narrativi interattivi e multimediali; e infine, la creazione di un itinerario urbano sulle tracce della antica Arretium.

Tirocinio eseguito presso: CHM_Lab | DIDA


Accessibilità come risorsa. Una proposta di valorizzazione per il giardino dell'Anfiteatro di Arezzo
Azzurra Maria Noemi Pallucca

    Il progetto si confronta col tema dell’accessibilità dei beni culturali. Il termine accessibilità definisce un concetto complesso che può avere più declinazioni e interpretazioni. In generale indica la possibilità di un soggetto di fruire facilmente di una risorsa in autonomia. Questo facile accesso può essere fisico, sensoriale, cognitivo, culturale, economico. La risoluzione delle barriere tangibili e intangibili che ostacolano l’accessibilità ha una dimensione etica e socioculturale, interessa l’intera comunità e si configura come un processo collettivo di crescita e non come un mero problema tecnico e settoriale da risolvere. Inizialmente il concetto era legato principalmente alle disabilità e l’accessibilità costituiva condizione necessaria per assicurare pari opportunità alle persone con menomazioni durature, rispetto della loro intrinseca dignità, inclusione nella comunità. Ci è voluto del tempo per passare dalla 'persona con disabilità' alla 'persona con esigenze specifiche', punto di vista che amplia molto la platea includendo ad esempio anche bambini e anziani. L’accessibilità, nella sua accezione più ampia, elimina le barriere architettoniche, integra l’informazione con elementi sensoriali alternativi (tattili, olfattivi, gustativi), comunica in più lingue, compresa la lingua dei segni (LIS), semplifica il linguaggio, abbatte le barriere culturali, democratizza il bene. E se è vero, come affermava il filosofo Hans-Georg Gadamer, che “la cultura è l’unico bene che, quando viene distribuito, aumenta di valore”, rendere il più accessibile possibile il patrimonio culturale diventa un’azione fondamentale per la crescita di un territorio. Calandoci nel contesto aretino e focalizzando l’attenzione sul complesso del museo archeologico nazionale Gaio Cilnio Mecenate e Anfiteatro romano, il progetto affronta il tema dell’accessibilità di questo bene partendo dal suo ruolo di elemento di riferimento e di pregio del paesaggio urbano, gratuitamente godibile dal giardino pubblico contiguo. Questa vista, che costituisce il valore principale di quest’area verde attualmente non abbastanza valorizzata, non è però accessibile a ciechi o ipovedenti.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Fiesole (FI)


A.A. 2019/2020 | Tema annuale "Gli edifici termali"

Via delle Terme. Tra storia e natura
Sofia Bassetti

    L'obiettivo del progetto di valorizzazione consta nella determinazione della modalità più consona alla soddisfacimento del desiderio, intrinseco ai cittadini di Acquasanta Terme, di un ritorno allo splendore del passato. La storia di Acquasanta Terme si intreccia, inevitabilmente, con la vecchia struttura termale della piscina e della grotta sudatoria, un tempo frequentata da personaggi illustri e oggi in condizioni di abbandono, tanto da essere oggetto di un progetto di riqualificazione già attivato. Nell'area antistante lo storico impianto termale il tracciato, non più praticabile, che conduce da Lu Vurghe alla spiaggia fluviale di Pacca della Vecchia, è un sentiero di alta valenza storica e paesaggistica che comprende tratti di antiche strade romane e mulattiere, fiancheggia il greto del fiume fino all’attuale impianto di depurazione, per poi terminare nei pressi dell’attuale centro termale. La riqualificazione di quest'ultimo sarà integrata con nuovi tracciati necessari per collegare l'itinerario al centro cittadino. Il progetto vuole essere, all'atto pratico, uno strumento di valorizzazione del territorio, sistematizzando le risorse termali e naturali locali, tra loro e con il contesto acquasantano, grazie alla creazione di un percorso di forte matrice storica che permetterebbe, tra l'altro, una migliore accessibilità e fruibilità del bene.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Acquasanta Terme


'Il sale, tra il ferro ed il mare'. Valorizzazione dell'Oasi Termale delle Antiche Saline di Portoferraio
Elisa Loli

    Il progetto intende valorizzare il paesaggio culturale delle Antiche Saline di San Giovanni, quale unico ricordo ancora ben identificabile nel panorama del Golfo, dell’attività che per secoli è stata protagonista indiscussa. L’area attualmente consente un’altra attività di estrazione, quella delle alghe e dei limi benefici, arricchiti dalla presenza dei resti della lavorazione del ferro delle vicine acciaierie dismesse; proprio la costruzione di queste ultime ha portato alla cessazione dell’antica attività di estrazione del sale, ed alla nascita di un’area umida, in prossimità della quale sorgono le Terme di San Giovanni. Con la previsione del Parco delle Antiche Saline viene donata centralità ed unitarietà al sistema del Bacino Granducale, che torna ad essere protagonista e portavoce dello spessore storico dell'area. L'area umida costituente l'antico bacino risulta di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’Oasi Termale, la cui forte naturalità intende espandersi e riconquistare anche gli spazi aperti caratterizzanti il Parco dell’Hotel Airone, in linea con quanto auspicato dal vigente regolamento urbanistico. La proposta di valorizzazione del Bacino delle Antiche Saline di San Giovanni intende costituire una tessera del più ampio progetto 'Il cammino della Rada', promosso da varie associazioni radicate sul territorio tra cui Italia Nostra e Legambiente: un percorso che dal centro storico di Portoferraio, giunga alla Fortezza del Volterraio, toccando le emergenze storiche, architettoniche e paesaggistiche che costellano il Golfo, quali diversi e singoli racconti che narrano insieme la storia del Luogo. Il percorso potrà così evidenziare al suo interno un 'Itinerario delle Terme e delle Saline', dall'area termale della Villa Romana della Linguella, a quella della Villa Romana delle Grotte, passando per l'Oasi Termale del Bacino Granducale nel Parco delle Antiche Saline. Itinerario che porterà anche alla scoperta delle trasformazioni subite dai bacini di lavorazione del sale, che un tempo caratterizzavano il Golfo.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Portoferraio


Risalire la corrente. Un itinerario per valorizzare le ex Terme di Montione
Lucia Montoni

    Il progetto di valorizzazione delle ex Terme di Montioni mira a salvaguardare la memoria storica e collettiva/popolare del luogo in considerazione del suo valore storico-identitario. L’intervento è strutturato su due scale progettuali. La prima punta a una riflessione sulle diverse forme dell’acqua mediante il collegamento di diversi ‘luoghi dell’acqua’, che scompaiono come identità singole e che, raccontati insieme, divengono un’offerta turistica e culturale unica. Tra i luoghi selezionati vi sono un mulino antico, una chiusa, una centrale idroelettrica, l’acquedotto vasariano, varie fontane e pozzi e le ex terme. La seconda scala progettuale riguarda la riattivazione del sito di Montione e mira a riaccendere interesse e curiosità verso la sua storia per mantenerne viva la memoria nel tempo. Operativamente il progetto si compone di un percorso ciclabile di circa 20 km che collega i 10 luoghi dell’acqua nel Comune di Arezzo e che permette sia di attraversare il centro storico della città, sia di connettersi ad altri tracciati ciclo-pedonali esistenti. Montione rappresenta il cuore dell’itinerario dove si trovano i principali servizi per chi percorre il sentiero, in bici o a piedi, e per chi decide di sostarvi. Un’ulteriore sfida riguarda il coinvolgimento di tutti gli ambiti pubblici e privati per dare vita a una strategia comune e avviare un processo partecipativo attraverso il quale valorizzare le attività locali e creare un’offerta culturale, turistica, ricreativa e educativa condivisa.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Arezzo


Terme di Montecatini e progetto di valorizzazione: dall'analisi archeologico-artistica degli Stabilimenti Termali a percorsi di accessibilità
Francesca Prestipino

    Il focus del progetto di valorizzazione per le Terme di Montecatini è lo Stabilimento Tettuccio. La scelta di focalizzare l'attenzione sullo stabilimento Tettuccio nasce dalla peculiarità di tale edificio: le sue opere pittoriche e architettoniche, l'unicità di avere la facciata settecentesca inglobata nella ricostruzione del Novecento, gli spazi interni ed esterni, l'acqua del cratere del Tettuccio e i giardini.Il progetto di valorizzazione riguarda un programma rivolto a persone affette da Alzheimer. La finalità del progetto proposto "Tra acqua e arte" è di rendere l'Edificio Tettuccio accessibile alle persone con demenza e ai carer professionisti, attraverso programmi mirati, senza però porsi intenzioni terapeutiche. Il progetto "Tra acqua e arte" è il primo progetto di questo stampo svolto in tale contesto. In questa prima fase il programma è composto da due attività, per avere una prima valutazione dalle associazioni del territorio che si occupano di attività per persone con demenza, dalla società termale, e soprattutto dalle RSA con i relativi ospiti e educatori geriatrici che prenderanno parte alle attività. Il programma prevede delle attività di dialogo di gruppo legate alle opere pittoriche della Sala del Caffè e attività sensoriali sfruttando l'elemento acqua che fuoriesce dal cratere del Tettuccio e nella Galleria della Mescita. Durante le attività prevale la dimensione relazionale e immaginativa e in gruppo i partecipanti creano storie e poesie. La poesia necessita di poche parole, ed è indicata per le persone ad uno stadio di Alzheimer avanzato, mentre la stesura di una storia riesce a coinvolgere e a tenere alta l’attenzione dei partecipanti. Per la narrazione il riferimento è a Time Slips, un metodo di narrazione creativa.

Tirocinio eseguito presso: Società Terme di Montecatini


IMperfetto. Terme del Corallo: la volontà di rinascita
Armando Michele Toscano

    Se dopo anni di abbandono le Terme del Corallo hanno dimostrato di avere un carattere resiliente, allora vi è una possibilità di ‘riattivare’ i luoghi ed operare un’opportuna valorizzazione. Il progetto di valorizzazione propone di mettere in atto azioni puntuali per un riuso degli edifici, secondo la metodologia del ‘minimo intervento’ e operare, al contempo, per la promulgazione di cultura e conoscenza. Avendo perso la funzione originale, gli edifici si prestano ad ‘accettarne’ di nuove, in modalità compatibili con la loro natura. Pertanto, lasciando questa situazione inalterata ed accettando lo stato 'imperfetto', si pone l’obiettivo di valorizzare il complesso per mezzo di espedienti semplici che consentiranno, in totale sicurezza, la fruizione degli ambienti termali e del parco retrostante. In questo modo i padiglioni termali diventeranno luoghi di cultura, intrattenimento, di convivialità e svago, perché lo stabilimento ha le potenzialità per innestare diverse funzioni nello stesso spazio. Il parco, se collegato agli edifici e opportunamente ridisegnato, diventerà il racconto di una storia. Costruire un sistema che metta insieme il verde urbano e le architetture di rilievo, sarà il volano del rilancio per permettere ai cittadini di riappropriarsi di tali spazi e rendere la fruizione libera, tutelando il patrimonio. Il tentativo di dare un nuovo inizio, sia allo stabilimento che alla città, fermerà l’abbandono reiterato negli anni e dimostrerà che un bene, seppur compromesso, ha la ‘forza’ e il valore per tornare ad essere parte integrante della vita quotidiana in città.

Tirocinio eseguito presso: CHM_Lab | DIDA


A.A. 2018/2019 | Tema annuale "Reti e percorsi"

Corsi d'acqua, percorsi di fede
Domenico Armignacco

    Nel cuore di un grande complesso montagnoso che abbraccia tutta la zona sita a Nord-Est di Vaglio di Basilicata sorge il santuario di Rossano di Vaglio, dedicato alla dea Mefite. Tra i vari epiteti attestati nelle testimonianze scritte, soprattutto nel territorio lucano, troviamo spesso accostato alla dea quello di Utiana, facendo trasparire un chiaro riferimento etimologico (tramite il greco ϋδωρ) all’acqua. In effetti nella dea Mefite adorata dai popoli di derivazione osco-sabellica, in particolare dai Lucani, si ritrovano i poteri di Afrodite, la dea greca della bellezza, ma anche di Demetra, che assicurava l’alternarsi delle stagioni e quindi un buon raccolto: implorare un buon raccolto e l’arrivo di un figlio era quello che le donne lucane chiedevano alla dea. Mefite, infatti, è una divinità italica legata in generale alle acque ed invocata quindi per la fertilità dei campi e, metaforicamente, la fecondità femminile. Scopo del presente progetto, è quello di dare vita ad un percorso dai toni culturali e paesaggistici che colleghi l’abitato di Vaglio in primis col sito archeologico di Rossano, uno dei più importanti della Lucania appenninica, e quindi col parco archeologico di Serra di Vaglio che presenta, oltre ad un collegamento culturale col sito di Rossano, anche rilevanti punti di interesse naturalistico. Oltre alla prioritaria tutela e valorizzazione (concetti intimamente connessi) dei siti archeologici, l’intento è anche quello di creare, contestualizzando debitamente il percorso all’interno del territorio, un sistema che non sia invasivo ma produttivo, che non vada ad intaccare il territorio stesso ma ne colga le peculiarità e la ricchezza, puntando ad attirare un turismo altro da quello con finalità unicamente ludiche che ultimamente ha trovato fortuna in queste zone della Basilicata. Coinvolgendo attivamente anche il comune di Vaglio, si potrebbe inoltre ridare vita ad uno dei tanti centri abitati della Lucania interna che soffre da tempo il gravoso problema dello spopolamento. Riconsegnare quindi il territorio ai suoi abitanti non nuovo ma rinato, sensibilizzandoli verso le relative tematiche culturali e suggerendo una via per una crescita culturale, economica e sociale che sia allo stesso tempo a basso impatto ambientale, sinergica e sostenibile.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Vaglio Basilicata


Il sistema del sacro lungo la via Francigena da Altopascio a Coiano. Studio e proposte di valorizzazione
Serena Carmignani

    Il progetto vuole valorizzare la rete stradale antica sviluppatasi nella zona tra i comuni di Altopascio, Fucecchio, San Miniato e Castelfiorentino, individuando alcuni itinerari a partire da edifici religiosi quali chiese, abbazie, santuari, pievi, oratori e tabernacoli. Per far ciò occorre mettere in relazione il territorio circostante, composto da differenti sub regioni toscane, come la Valdinievole, il Valdarno inferiore e la Valdelsa. Il progetto ha iniziato a prendere vita dallo studio delle fonti archivistiche e iconografiche, affiancate da indagini sul campo al fine di fare raffronti tra la viabilità storica e quella moderna, ripercorrendo gli antichi tracciati che ancora oggi non sono stati completamente messi in evidenza nella zona di interesse, completandoli dei loro itinerari alternativi, rendendo così la mappa dei percorsi un mezzo per valorizzare e conoscere meglio quel sistema del sacro che si snoda intorno all'asse principale della via Francigena nella zona Altopascio-Coiano. Poiché il progetto nasce, come tappa iniziale, dal comune di Altopascio, l'idea è stata quella di trovare un luogo del complesso ospitaliero adatto ad essere trasformato in museo per accogliere in una degna collocazione gli itinerari individuati, oltre che valorizzarlo e arricchirlo con una esposizione multimediale. L'esigenza di realizzare un pecorso museale ad Altopascio sembra di primaria importanza, visto che l'importante luogo storico è privo di una sede adeguata. Partendo poi dall'idea che un territorio vada conosciuto nella sua interezza, si è pensato anche di dare un nome agli itinerari alternativi che, conducendo i visitatori in un viaggio nel tempo, potessero far loro vivere un'esperienza culturale accompagnata dalla degustazione di prodotti tipici locali. Ecco che, partendo dal cibo tipico dei pellegrini, si è arrivati alle specialità locali come vino, olio, pane del territorio e all'idea di rendere tali prodotti parte di una rete, “La bisaccia del pellegrino”, un marchio registrato che segnala le specialità alimentari di una determinata zona, capace di promuovere la produzione delle aziende locali e di valorizzarne le caratteristiche peculiari.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Altopascio


Camminare tra le righe. Frammenti di dimore vitali tra sapere e poesia
Luca Divitini

    Il progetto nasce dal desiderio di valorizzare le biblioteche della città, gli edifici di grande interesse storico-architettonico in cui hanno sede e le collezioni librarie storiche e di pregio in esse conservate, attraverso un vero e proprio itinerario turistico-culturale, per un ampio pubblico non solo accademico mediante:
  • la realizzazione di percorsi culturali, dinamicamente uniti alla rigenerazione di luoghi poco conosciuti o in disuso, che siano la risposta per innovare il turismo e offrire una visione a tutto tondo del sapere e dell’arte;
  • la realizzazione di percorsi che mettano in rete luoghi e soggetti già operativi nel panorama cittadino con un loro inserimento in attività di utilità didattica.

Tirocinio eseguito presso: Centro UNESCO di Firenze onlus


Cammini Federiciani. 1220|2020 San Miniato
Carla Mastroberti

    I Cammini Federiciani di San Miniato si inseriscono in un progetto più ampio denominato “San Miniato al Tedesco: nelle Terre dell’Imperatore” volto a valorizzare la città e il suo territorio rivivendone la storia attraverso gli antichi luoghi segnati dalla dominazione degli Imperatori Svevi in occasione degli 800 anni dall’incoronazione ad Imperatore di Federico II. Itinerari storico-culturali spettacolari, luoghi dove ancora aleggia alta e talvolta terribile la figura di Federico II, un territorio segnato dalla dominazione Sveva che sempre ne ha rivendicato l’importanza strategica in piena contrapposizione con il Papato. Un’esperienza intensa attraverso cui poter apprezzare anche il sapore dei luoghi tra vigneti, bellezza e bontà, a contatto diretto con la natura, con un’attenzione particolare all’enogastronomia e alle secolari tradizioni locali, alle aziende produttrici, alle cantine, alle loro etichette e alla loro filosofia. È attraverso il vasto territorio che San Miniato controllava che si sviluppa la rete di percorsi che mettono a sistema i castelli/castelletti, baluardi difensivi sotto la giurisdizione della cittadella imperiale di San Miniato, le pievi e il paesaggio tra la Valdelsa attraversata dalla Via Francigena e la Valdegola, una piana che un tempo fu teatro di violente battaglie e che oggi ospita le coltivazioni del tabacco e del granturco, oppure verdeggia con i suoi ventimila pioppi allineati come soldati in parata su un tappeto ora candido di camomilla, ora scarlatto di papaveri, ora ocra di terra lavorata, ora verde di erba medica.

Tirocinio eseguito presso: Comune di San Miniato


Chianciano Terme - Catch our Time. La nuova identità del benessere - learn wellness
Andrea Pasquali

    Il progetto, osservando ed analizzando la situazione attuale del territorio di Chianciano Terme e ponderando il rapporto della crescita sociale ed economica relazionata alle attività termali, si propone di:
  • rivalorizzare il patrimonio architettonico termale qualificante l'attività curativa dell'individuo, implementando gli isolati esempi di attività economica e il debole sistema di relazione e interscambio che le lega;
  • attualizzare il sistema di offerta del benessere al fine di riutilizzare a pieno il patrimonio architettonico esistente;
  • annettere il patrimonio territoriale fisico e culturale all'attuale rete turistica della Val d'Orcia e Val di Chiana, polarizzando i flussi turistici;
  • definire una nuova identità territoriale.

  • Questi obiettivi si affronteranno con strategie di completamento dell'attuale percorso di cura termale con attività di margine che permettano un ampliamento dell'offerta e una nuova definizione di utenza del luogo. Si punterà a creare la possibilità per l'utilizzo anche a chi scarsamente interessato all'attuale sistema di offerte, affiancando alle attività termali dinamiche affini:
  • completando il sistema con un'offerta integrata, studiata su una più ampia utenza, amplificata e pubblicizzata dai contemporanei strumenti e reti di comunicazione
  • proponendo attività correlate attraverso il concetto del wellness.

  • In conclusione il progetto vuole sviluppare due tipologie di programma: uno politico, che proponga un insieme normativo atto alla facilitazione di sviluppo e insediamento di nuove attività per il benessere, la cura e lo svago; uno economico, che apra a nuove forme di investimento ed impresa, necessarie alla definizione delle strategie e alla nuova valorizzazione della popolazione, costituendo un polo attrattivo e ricettivo per la Val di Chiana e per la sua utenza turistica, punto di partenza dei percorsi turistici e culturali del territorio.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Chianciano Terme


La Via Sacra Italica. Progetto di recupero della rete dei tratturi in Molise
Adelchi Potalivo

    La Via Sacra Italica è un progetto di recupero della rete dei tratturi in Molise che, servendosi di un Cammino attraverso i luoghi di culto dei Sanniti, mira alla valorizzazione delle aree archeologiche e naturalistiche molisane e, di conseguenza, alla riqualificazione dei borghi sviluppatisi lungo le vie della transumanza. Il Cammino si compone di pacchetti turistici di taglio archeologico-naturalistico: è suddiviso in quattro tappe su segmenti di tratturi, per una lunghezza totale di 135 km circa. Un unico grande percorso che ricalca la via sannitica che da Nord a Sud collegava la valle del Sangro con quella del Trigno: da Vastogirardi, attraversando i territori di Pietrabbondante, Pescolanciano, San Giovanni in Galdo, Campochiaro e Sepino.

Tirocinio eseguito presso: Regione Molise


L'Ambrogiana. Un nuovo Centro di Documentazione e Studi sulle alluvioni, housing sociale e spazi per la comunità di Montelupo Fiorentino
David Vezzosi

    L’Ambrogiana è un progetto che trova come suo cardine il complesso della villa medicea di Montelupo Fiorentino, la quale ospiterà nei vari ambienti restaurati e rifunzionalizzati un Centro Studi e di Documentazione sulle Alluvioni, un Centro di Documentazione sulla Cantieristica Navale e Ciclo del Legno e ambienti di housing sociale negli ambienti della Villa. Nel Centro Studi e di Documentazione sulle Alluvioni troverà luogo e sede istituzionale il nuovo Centro di Documentazione sulle Alluvioni di Firenze che ad oggi è parte integrante del Sistema Bibliotecario d’Ateneo e nasce in continuità con il Progetto Firenze 2016 promosso dall’Università degli Studi di Firenze in vista del cinquantenario dell’alluvione del novembre 1966. Il centro è dedicato alla ricerca, al recupero e all’elaborazione dell’informazione bibliografica e documentale relativa all’alluvione di Firenze del 1966 e alle tematiche connesse, oltre ad arricchire attraverso una forte integrazione con tutta la documentazione a tema disponibile nelle varie biblioteche d’ateneo e locali. Nel Centro di Documentazione sulla Cantieristica Navale e Ciclo del Legno verranno predisposti degli spazi di formazione e laboratori sulla tematica dei maestri d’ascia e ciclo del legno. All’interno del mix di funzioni è previsto un percorso “pubblico” e accessibile all’utenza esterna che permette di visitare quelle porzioni della villa più rappresentative, aprendo così la villa al territorio. Il progetto è incentrato proprio sull’apertura della villa al territorio, e sul ricucire quel rapporto ormai perduto con il fiume andando a valorizzare le peculiarità architettoniche e funzionali che il complesso dell’Ambrogiana possiede, in quanto è l’unica villa della famiglia medicea ad essere costruite sulle rive del fiume Arno e con questo anticamente in stretto contatto.

Tirocinio eseguito presso: Comune di Montelupo Fiorentino

A.A. 2016/2017

“Prato virtual museum”: studio di fattibilità
Sabrina Biagiotti

From Highway to Pathway
Marco Corridori

Montemurlo Millennio 1019-2019.
Due itinerari nello spazio e nel tempo

Sara Gabbanini

La Fabroniana e le altre
Giulia Lazzari

Il giardino di Villa Corsi Salviati.
Giardini storici: tutela, valorizzazione e messa a reddito

Elisa Luzzi

Ex palestra di San Pietro (Gubbio)
Cecilia Mascelli, Agnese Monacelli

iWalk Pistoia.
Progetto di valorizzazione della terza cerchia muraria tramite percorsi multimediali

Tiziana Romiti, Cristiano Romiti

A.A. 2015/2016

Il centro al centro tra conservazione e innovazione.
Linee guida per la redazione del Progetto Strategico di Valorizzazione (PSV) dei centri storici

Massimo Balsimelli

Khroma.
Un innovativo piano per il colore e il decoro per i borghi storici minori di Firenze

Filippo Cherubini

Carrara White Walks.
Progettazione interata di turismo culturale sostenibile attraverso reti di percorsi e reti di funzioni

Corrado Lattanzi

“ora et labora” ovvero il nuovo polo culturale e museo della Badia di S. Salvatore a Vaiano
Alexandra Michelozzi

Pitti segreta.
Mezzanini della Muletta

Caterina Olivadese, Anna Zottolo

Understand
(App. Territoriale Culturale-Turistica)

Giulio Romano

A.A. 2013/2014

Il Viale di San Vito a Cutigliano.
Recupero e Valorizzazione

Franco Del Re

I Castelli dell’Alta Valle del Sele
Laura Figliulo

Riabitare paesaggi: Appennino Ligure e Valbrevenna
Paolo Granara

Valorizzazione del centro storico di Civitavecchia
Fabrizio Scotti

Benozzo Gozzoli, Tabernacolo con Storie della vita di Gesù.
Proposta di intervento di restauro sull’opera e realizzazione di un “museo-diffuso” per la valorizzazione e la conoscenza del linguaggio benozziano in Valdera e Valdelsa

Fabiana Susini